11/06/2007   
Natale 2008
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I simboli della festa


Il vischio
Pianta natalizia per eccellenza, del vischio ne parlava già Virgilio nell’Eneide. Per le sue virtù magiche, era considerata una pianta divina e miracolosa tanto che era permesso raccoglierla solo ai sacerdoti, utilizzando esclusivamente un falcetto d’oro. Oggi è una pianta di buon augurio, simbolo di pace, che protegge perché incarna lo spirito vitale.

Il ginepro
La leggenda narra che la croce di Gesù fosse fatta di ginepro. Una credenza popolare vuole che Maria trovasse rifugio proprio tra i rami di questa pianta. Il ginepro era considerato magico, perché si pensava tenesse lontano i serpenti e curasse dal loro morso. Nella tradizione cristiana, questa sua qualità venne interpretata come purificazione dai peccati.

L’agrifoglio e il pungitopo
Entrambe considerate portatrici di fortuna, queste piante si caratterizzano per le loro foglie dure e con le spine, simbolo di forza e prevenzione contro tutti i mali. Le bacche rosse sono il simbolo del Natale, il simbolo della luce e del buon auspicio, una promessa di abbondanza e fecondità per il nuovo anno che comincia. Secondo la leggenda, le foglie spinose rievocano le spine della corona di Cristo e le bacche il rosso del suo sangue.

Arancia
E’ tradizione delle festività natalizie addobbare la tavola con cesti colmi di arance. L’arancia, il frutto dell’inverno per eccellenza, porta con sé il calore del sole e rappresenta il Natale a tavola per la speranza e lo splendore.

La melagrana
Simbolo della terra, questo frutto rappresenta la rigenerazione della natura. Gesù viene spesso dipinto con una melagrana in mano, che in questo caso acquista il significato simbolico di rinascita, resurrezione.

Il cero natalizio
Gesù è la luce del mondo, la notte di Natale è la notte in cui la luce arriva tra gli uomini: il cero natalizio simboleggia proprio l’avvento del bambino Gesù come luce che nasce nel mondo, come dice la liturgia. In Francia e in Inghilterra è tradizione accendere tre ceri fusi insieme alla base, che simboleggiano la Trinità.

La corona dell’avvento
La corona dell’avvento ha origine da una tradizione tedesca di epoca precristiana, deriva dai riti pagani della luce che si festeggiavano nel mese di dicembre. Intorno al 1500 si diffuse tra i cristiani, divenendo simbolo dei giorni che precedono il Natale. Il verde dei rami simboleggia la speranza, mentre i quattro ceri simboleggiano le quattro settimane che precedono il Natale. Ogni domenica si accende un cero. La tradizione vuole che ogni cero abbia un suo significato: il cero dei profeti, quello di Betlemme, quello dei pastori e quello degli angeli. All’accensione di ogni cero dovrebbe seguire un momento di preghiera e un canto a Maria.

Il ceppo di Natale
Quella del ceppo di Natale è una tradizione antica. Il tronco che brucia nei camini dalla sera della vigilia fino a Capodanno trova origine nella frase della Bibbia "dal ceppo nascerà un virgulto", Gesù Cristo. Questa tradizione, prima ancora di essere cristiana, era pagana: il ceppo si bruciava durante il solstizio d’inverno, che coincideva con la nascita di un nuovo anno. Due simboli propiziatori: il fuoco, immagine del sole e quindi della vita, e il consumarsi del tronco, che rappresentava il consumarsi del vecchio anno con tutto ciò che di brutto aveva rappresentato. Il ceppo in effetti è il primo avo del più famoso abete natalizio. Accenderlo nelle case è anche segno di ospitalità e accoglienza per la venuta del figlio di Dio. Anticamente a Genova il ceppo era offerto al doge dalle genti di montagna: nella cerimonia pubblica di "confuoco", il Doge versava sul tronco vino e confetti in segno di abbondanza. In Abruzzo si fanno bruciare tredici piccoli ceppi che simboleggiano Gesù e i dodici apostoli, il vino rappresenta il sangue di Cristo. In Puglia, bruciare il tronco significa distruggere il peccato originale, mentre a Isernia il capofamiglia benedice il tronco con l’acqua santa mentre i familiari gridano "Viva Gesù".

La leggenda della stella di Natale
La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicembre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle foglie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale.

La rosa di Natale
La tradizione racconta che questo fiore, da sempre legato agli allestimenti tipici del Natale, sia stato in origine il regalo di un bimbo a Gesù. Un 25 dicembre lontano nel tempo, un bambino povero entrò in Chiesa per offrire un dono al Signore proprio nel giorno della sua nascita, ma era talmente povero che poteva portare solo un mazzo di erbacce, ma su quei rametti, di umili origini, al bimbo cadde una lacrima, che per miracolo trasformò quelle foglie in uno splendido fiore rosso: la stella di Natale.

La rosa di Natale
Anche chiamata Rosa delle nevi o Rosa d’inverno, il suo vero nome è "Helleborus niger". In Inghilterra è considerata il fiore natalizio per eccellenza. La leggenda narra che durante l’offerta di doni al Bambino Gesù, una pastorella vagasse in cerca di un dono da offrire, ma l’inverno era stato freddo e la povera pastorella non riuscì a trovare neanche un fiore da offrire. Mentre si disperava, vide passare un angelo che intenerito dalle sue lacrime si fermò, spolverò un po’ di neve davanti a lei e apparvero delle candide rose, che la ragazza raccolse e portò in dono al Bambinello.

La Storia di Rudolph, la renna dal naso rosso
Questa leggenda americana fu inventata negli uffici di una catena di grandi magazzini americani, la Montgomery Ward, quando nel 1939 si decise di regalare una nuova favola di Natale. Rudolph era una renna come le altre, ma aveva un enorme naso rosso, che purtroppo la rendeva oggetto di scherno ed emarginazione. Ma il simpatico Rudolph entrò nelle grazie del buon Babbo Natale, che la accolse con sé, e così le renne, che da sempre erano state 8, diventarono 9. Il grosso naso rosso dell’ultima arrivata divenne un pregio nelle fredde notti di neve e nebbia. Una storia recente, ma tanto forte da essere in pochi anni diventata tradizione.

I regali
La tradizione dello scambio dei regali ha radici antiche. Già in epoca romana, era usanza scambiarsi doni, le strenne, in occasione dell’anno nuovo: il primo giorno dell’anno al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna. Un rito benaugurale, che ben presto si diffuse tra la popolazione: venivano donati rami di ulivo, di alloro e di fico che non tardarono però ad essere sostituiti da oggetti. Con il Natale, lo scambio dei doni ha acquistato un significato diverso: il regalo di Natale simboleggia il dono che Dio ha fatto all’umanità, suo Figlio.

Perché a Natale si mangia il torrone?
Siamo abituati, nelle lunghe abbuffate natalizie a mangiare: torrone, panettone, castagne e fichi, ma raramente ci fermiamo a riflettere sul perché di questi cibi. Le castagne, i Marron Glaces, i torroni e in generale tutti i dolci fatti con le mandorle, si pensava favorissero la nascita della prole e la fecondità della terra. Oggi sono simbolo di buona fortuna. L’uvetta del panettone richiama l’immagine delle monete d’oro: è quindi auspicio di ricchezza. Lo stesso si dice delle lenticchie di fine anno.

Tombola
La tradizione di giocare a tombola la notte di Natale ha origini antichissime. Nell’antica Roma, durante i Saturnali, che precedevano il solstizio e sui quali regnava Saturno, il mitico dio dell’Età e dell’Oro, eccezionalmente, si concedeva il gioco d’azzardo, proibito nel resto dell’anno. Il gioco quindi era in stretta connessione con la funzione rinnovatrice di Saturno, dispensatore della fortuna agli uomini per il nuovo anno. La buona sorte del giocatore allora non era dovuta al caso, ma al volere della divinità.

Le ghirlande
Si narra che durante la vigilia di Natale, mentre Gesù benediceva gli alberi di Natale, notò nel giardino di una casa un albero ricoperto di ragnatele. Quando benedisse quell’albero, le ragnatele si trasformarono in bellissime ghirlande d’oro e d’argento. Da quel giorno le ghirlande furono adoperate per addobbare gli alberi di Natale.

Le palline colorate
C’era un giocoliere povero a tal punto da non avere niente da portare in regalo a Gesù. Decise, però, di andare a far visita lo stesso a mani vuote, ma facendo ciò che meglio sapeva fare e cioè il giocoliere. Con il suo spettacolo fece ridere Gesù Bambino. Da quel giorno, si dice che le palline colorate che appendiamo sui nostri alberi rappresentano le risate di Gesù Bambino.

Le campane di Natale
Mentre tutti i pastori si recavano a far visita a Gesù Bambino, sul ciglio della strada giaceva un bambino cieco, desideroso anche lui di andare a far visita al neonato Re. Ma nessuno si curava di lui. Quando scese la notte il bambino sentì in lontananza il rintocco di una campana da bestiame. Pensò che si trattasse della mucca che si trovava nella stalla di Gesù Bambino. Seguendo il suono di quella campana, arrivò fino alla mangiatoia dove si trovava il Piccolo Re.


Fonte: ````
 

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