.
Milano, 9 giugno 2011
Egregi Onorevoli,
è con profondo rammarico che scrivo queste parole. Ho visto che è stata nuovamente rimandata la seduta prevista per il 7 giugno della XII Commissione per l’approvazione della proposta di legge C. 4207, già approvata, in un testo unificato, dalla 1ª Commissione permanente del Senato, C. 286 Sereni, C. 351 De Poli, C. 941 D’Ippolito Vitale, C. 1088 Romano, C. 2342 Lorenzin, C. 2528 Rampelli, C. 2734 Carlucci e C. 3490 Miglioli, recanti “Disposizioni per la promozione della piena partecipazione delle persone sorde alla vita collettiva e riconoscimento della lingua dei segni italiana”.
Sono Mara Domini, una donna SORDA dall’età di due anni. Mi definisco persona bilingue, perché sono cresciuta in un istituto per sordi, dove le suore hanno improntato il mio percorso formativo sull’apprendimento meccanico della lingua parlata.
L’apprendimento della lingua parlata è stato per me molto faticoso e artificiale; ho potuto finalmente esprimermi in modo completo quando ho appreso, naturalmente e in breve tempo, la lingua dei segni, grazie alla frequentazione della comunità dei sordi.
La naturalità nel processo di apprendimento della LIS è una della prove che con evidenza dimostrano che stiamo parlando di una LINGUA e non di una tecnica di comunicazione.
Non capisco le lotte continue che ci sono fra chi fa scelte oralisti e segnanti: dov’è la libertà di scelta?! Nessuna tecnica e nessuno strumento si trasmette senza insegnamento; la lingua, invece, si acquisisce naturalmente e così è stato per me.
La mia vita sociale e privata mi ha dato la possibilità di essere immersa sia nella comunità sorda che in quella udente e in entrambe mi sento a mio agio, perché ho la possibilità di padroneggiare e di usare due lingue.
È con la lingua dei segni, la mia lingua madre, che mi sento però più libera di esprimere le mie emozioni più profonde, il mio pensiero, le mie idee; riesco a comunicare senza omettere nulla, con libertà e facilità.
Da anni mi impegno per facilitare la vita delle persone sorde; dal 1994 collaboro come volontaria presso la sezione provinciale dell’ENS di Milano, di cui sono stata anche vice-presidente.
Vedendo le numerose difficoltà che le persone sorde e i loro familiari avevano nella comunicazione e nei rapporti con varie sfere della loro vita, ho deciso di occuparmi come responsabile del Settore di Interventi Sociali alla Persona.
Noi sordi non siamo tutelati e spesso non veniamo capiti perché non c’è la volontà di comprenderci, perché il nostro handicap è invisibile.
Il servizio che gestisco cerca di dare una risposta alle innumerevoli richieste di sostegno che le persone sorde o i loro familiari rivolgevano all’ENS. Gli interventi messi in atto dal servizio si prefiggono di non lasciare sola la persona sorda di fronte alle istituzioni, fornendo un aiuto concreto e una mediazione con gli enti pubblici e privati, muovendosi in una direzione opposta rispetto a quella del passato, quando la sordità era considerata esclusivamente un problema di ordine medico: gli unici servizi offerti alle persone sorde erano di tipo riabilitativo, mentre considerare la sordità sotto molteplici aspetti significa anche andare incontro alle persone sorde e ai loro familiari offrendo loro una presa in carico globale e una mediazione con servizi eterogenei fra loro, che riguardino cioè molte sfere della loro vita. In particolare, il settore di Interventi Sociali alla Persona offre una mediazione qualora emergano problemi che riguardano la persona sorda nei suoi rapporti con le varie sfere della vita sociale: famiglia, scuola, riabilitazione, problemi di salute fisica e mentale, lavoro, difficoltà di inserimento, istruzione. Conditio sine qua non del successo del servizio è la mia identità di persona bilingue: numerosi interventi mi vengono richiesti da istituzioni, assistenti sociali, insegnanti e professionisti che necessitano di una mediazione linguistica e di una conoscenza profonda della lingua dei segni.
Se si vuole conoscere l’opinione e il pensiero di una persona sorda segnante lo si può fare solo ed esclusivamente usando la sua lingua madre, la lingua dei segni.
Noi sordi dobbiamo uscire dall’isolamento di cui siamo stati vittime per troppi anni: garantire libertà di scelta significa garantire i nostri diritti di cittadini.
La LIS è una possibilità, non un’imposizione: riconoscere finalmente la sua dignità di lingua significherebbe garantire l’accesso a tutti quei servizi e a quelle sfere della vita in cui noi persone sorde ancora non siamo protagonisti, perché non ci si garantisce di poter fruire del mondo attraverso la lingua che sentiamo come propria, la lingua dei segni italiana.
La LMG è un’invenzione artificiosa e artificiale, non esiste: considerare la nostra lingua, che ha strutture e regole grammaticali complete come mimica significa declassarla e così si offende la nostra dignità e la nostra intelligenza.
Ognuno è libero di scegliere quale strada intraprendere nella vita: se altre persone sorde scelgono di non comunicare, apprendere e crescere con la lingua dei segni sono libere e legittimate a farlo.
Ma noi sordi segnanti rivendichiamo con forza il diritto ad essere tutelati e ad esprimerci attraverso la nostra lingua, la LINGUA DEI SEGNI.
Per questo motivo urliamo (anche senza voce): LIS SUBITO!
Grazie per l’attenzione.
Mara Domini
Fonte:
|
