04/07/2009 -  
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"Quinto Pedio" visto da Luigi Bove



Ho terminato la lettura dell'interessante romanzo storiografico «Quinto Pedio, un Mutus nella Roma di Augusto», 360 pagine in brossura formato moderno, 15x21, scritto da Luigi Mario Bove, e sono piacevolmente sorpreso che l'ex presidente provinciale dell'Ente Nazionale Sordi di Roma abbia saputo imbastire un romanzo epico basandosi su pochi appunti storiografici recuperati da un remoto passato.
Più che un romanzo, il "Quinto Pedio" narrato da Bove, sembra un trattato di storia dell'antica Roma imperiale, non limitata al periodo in cui è vissuto il primo sordo di cui si abbia qualche documentazione tramandataci dagli storici che avevano rinvenuto non si sa dove e come, delle sintetiche documentazioni con le testimonianze di Plinio il Vecchio, il più noto erudito della Roma antica, rimasto sepolto sotto le ceneri del Vesuvio in seguito alla terrificante eruzione dell'anno 79 d.C., testimonianze riscoperte e ricopiate da un frate certosino, che così sono state tramandate ai posteri e da cui ha preso lo spunto, l'ex presidente provinciale ENS di Roma, Bove, per ideare un avvincente romanzo, con storie che paiono reali, dove il ragazzo muto Quinto Pedio, che non sa comunicare con nessuno, solo sa farsi capire e comprendere in qualche modo il giovane schiavo Delio, diventato suo tutore e un po' spronato da questi si dedica alla pittura, e con quella comunica le sue emozioni e i suoi sentimenti e anche per queste sue innate capacitò, può conoscere Giulia, figlia di Ottaviano e nipote dell'imperatore Augusto, che lo istruisce all'amore, ma poi essa è mandata in esilio, per ragioni che il ragazzo sordo non poteva capire, quindi lui si dispera, ma poi per caso s'imbatte "… in una bella ragazza che, da sola, raccoglieva dei fiori selvatici ai margini di una fresca sorgente…", e se ne invaghisce, ma l'impossibilità di comunicare gli impedisce di esprimere e condividere i sentimenti. In Quinto Pedio, ammirato in questo dall'anziano imperatore Augusto, emerge la vena artistica che susciterà l'invidia di altri "pittori" meno dotati di lui, che trameranno addirittura di ucciderlo, e infatti la storiografia ci racconta che Quino Pedio è morto giovane. E il "romanzo" del giovane "Mutus" finisce lì, alla pagina 264, i particolari di quella trama sono lasciati alla fantasia di chi legge, nessuno li può conoscere, dopo 2 mila anni.
Nelle pagine seguenti, Bove si limita, prima, a delle sue personali, ma accorate considerazioni, che scaturiscono da quella esperienza riportata di Quinto Pedio, restata per secoli – troppo breve fu la vita di Pedio, e troppo poco conosciuta – un caso isolato e non un esempio da seguire per recuperare altri muti.
Solo nel 1784, per merito di un sacerdote di Trevignano Romano, l'Abate Tommaso Silvestri, il quale aveva incontrato in Francia un altro frate, De L'Epée, e condiviso con quello la possibile comunicazione anche con chi non udiva, la storia dei sordi iniziò ad essere conosciuta e la loro vita migliorata con l'istruzione ed è a questo punto che Bove lancia un patetico appello ai lettori, in particolare ai sordi suoi simili, di essere consapevoli della enorme differenza fra la vita miserabile, se vita si poteva dire, dei sordi del passato, e quella dei sordi oggi, che possono apprendere, studiare, capire e farsi capire, e parlare.
Poi il libro, non più "romanzo", ma referti storiografici veri e propri, riportano le testimonianze storiche meno remote,, come lo "sterminio nel silenzio" durante la guerra dal 1939 al 1945 e un 2Appendice" di storia, di Pedio, nella sua storia, e "Ciò che resta della Roma di Quinto Pedio", che è "un glorioso passato ancora presente" e di cui Bove ha scritto un bel libro da consultare.
Recensione di Marco Luè



"Le siecle sourd en marche" incontra a Milano "Il mio segno libero"
"Lasciateci vivere!" è l'appello di tutti i sordi


Giovedì 27 giugno l'ENS Provinciale di Milano si è "accampata" sul sagrato della chiesa di piazza San Marco, e nella struttura "Fondazione Cardinale Giovanni Colombo", dove la folta delegazione di sordi milanesi de "Il mio segno libero", in quel luogo è rimasta in attesa dell'arrivo nel capoluogo lombardo dei marciatori sordi francesi che al grido di "Laissez nous vivre!" ("Lasciateci vivere!") erano partiti da Parigi il 18 maggio, e dopo aver percorso a piedi quasi 1000 KM., passando per Lione e altre città e paesi in Francia, poi in Italia, sono infine giunti nel capoluogo lombardo, dove una folla di altri sordi, di Milano e altre città d'Italia e da oltre i confini delle due nazioni, accomunati nel Comitato inneggiante alla Lingua dei Segni libera, hanno indetto una kermesse di due giorni, con un programma iniziato dal Convegno il cui tema era appunto "Il mio segno libero". Tale Convegno si è tenuto, giovedì 27 giugno dalle 9 alle 14,30, nell'aula Magna dell'Università"Cardinale Colombo", in Piazza San Marco, dove nell'ampio porticato era allestito un lo stand per illustrare le finalità della marcia e la ragione di quella conclusione a Milano.
Il Convegno, coordinato da Guido Giovanetti, il quale da anni dirige i corsi di Lingua dei Segni a Milano, è stato aperto dalla Presidente provinciale, Mara Paola Domini, con un'argomentazione molto toccante e "..la speranza che tutto possa concludersi bene!", proseguendo con una rapida carrellata di storia, iniziata a Milano nel 1874, e che tutt'ora si sta evolvendo, e auspicando che anche questo Convegno possa servire a migliorare le prospettive.
Dopo il saluto e l'augurio espresso dalle Autorità presenti, fra cui il presidente Nazionale ENS, Giuseppe Petrucci, giunto appositamente da Roma, e quello assai caloroso del vice-presidente UIC (ciechi), sono iniziate le relazioni,su "La Pastorale della Salute", tenuta dal Vicario dell'Arcivescovo don Paolo Fontana, su "Il mio Segno libero" , di Delphine Caron, su "La Lingua dei Segni prima e dopo il Congresso di Milano del 1880", relazionato da Rosella Ottolini, quindi "Le Lingue dei Segni nei percorsi di riabilitazione dei bambini sordi", tenuto dalla dott.ssa Matelda Mazzocca, medico otorino, a seguire "Le lingue dei segni quale strumento salvifico" di Padre Savino, missionario., poi "Dall'esperienza degli Istituti alla pastorale dei sordi" di Mons. Emilio Puricelli, quindi, dopo un intervallo per riprendere fiato, "Gli aspetti psicologici sull'educazione dei bambini sordi, dello psicologo dr. Mauro Mottinelli, per arrivare a "L'educatore nel progetto di vita del bambino sordo", tenuto dall'educatore sordo dr. Mirko Pasquotto e per concludere il Convegno "Le ragioni del diritto alle Lingue dei Segni", esposto dalla prof.ssa Sara Trovato, dell'Università degli Studi Milano Bicocca.
Dopo il Convegno e fino a tarda sera/notte sordi e udenti si sono intrattenuti allo "Stand Lis e Cultura Sorda", disposto sul sagrato con servizi di "Giocando e imparando". "Libri-LIS… e non solo", "ShowLIS attori sordi/udenti", Radio Kaos/ Petizione Change.org" e "Sshhh Party", questo tenutosi presso il "Caffè Ponte Nuovo", nella stessa piazza, il cui gestore ha ben apprezzato quell’happy hour silenzioso, che è stato una tappa sfiziosa e ludica a contorno di una iniziativa complessa e organizzata, come la marcia di 1000 chilometri da Parigi a Milano, e il Sshhh Party è stata un’ottima occasione – chiarisce il gestore - per molte persone udenti che quel giorno avevano affollato il suo locale fino a tarda sera/notte, per conoscere i sordi e venire a contatto con la Lingua dei Segni e farsi tentare dall’idea di impararlo.

Il giorno successivo 28 giugno, a conclusione dell'evento è stato organizzato un imponente "Corteo cittadino", con in testa, accanto alla presidente ENS di Milano, Mara Dominu, anche il presidente nazionale Giuseppe Petrucci e il suo vice, Francesco Bassani, giunti da Roma per avvalorare ulteriormente quella storica manifestazione, che ha visto la partecipazione, solo per il corteo, di oltre 1.300 sordi italiani, francesi e di altre nazioni, che in due ore, dalle 16 alle 18, hanno percorso le più trafficate e note vie del centro ( le vie San Marco, Fatebenefratelli, Magenta, Torino, p.za Duomo e p.za della Scala per dire solo alcune strade) scortati dalla Polizia Municipale, per arrivare puntuali, alle 18, davanti al Municipio in P.za della Scala, dopo aver passato e sostato, al frastuono di tamburi, trombette, fischietti e cori in Lingua dei segni, nelle vie caratteristiche del Centro Commerciale cittadino, dove i passanti, i commercianti, gli abitanti affacciati a balconi e finestre parevano tutti solidali, dopo avere appreso la motivazione, esposta sui volantini che lo "staff" distribuiva al passaggio della folcloristica manifestazione di sordi italo-francesi. Anche i passeggeri dei tram, jumbo-tram e autobus, e le file di camion, automobili, motociclette, e altri mezzi, bloccati al passaggio dell'interminabile, baldanzoso corteo, parevano più incuriositi, che sorpresi.
I dimostranti hanno fatto sosta in Via Circo, oggi sede dell'Istituto Liceo Classico "Tito Livio", il palazzo che dal 6 al 11 settembre 1880 (133 anni or sono), aveva ospitato quel Congresso Internazionale degli Educatori dei sordi, presieduto dall'abate milanese Giulio Tarra, che mise al bando, al grido di "Viva la parola!" la lingua dei segni ideata intorno al 1750 dall'abate francese Carlo Michele De L'Epee, che aveva dato finalmente ai sordi la possibilità di esprimersi e di apprendere, e stava avendo valore e consistenza, ma quel Congresso ha cercato di annullare. Sennonché la Lingua dei segni, scacciata dalla porta, era rientrata dalla finestra, poiché i sordi seppero tenerla viva e tramandarla di generazione in generazione, e da allora è diventata anzi la "lingua madre" dei sordi di tutto il mondo, con differenze linguistiche locali, e la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite ha deliberato, dal 1980, che tale modalità linguistica sia riconosciuta ufficialmente da tutti i Paesi aderenti all'ONU, ma alcuni Stati, come purtroppo l'Italia e la Francia, non l'hanno ancora adottata, per cui l'organizzazione francese OSS 2007 (sta per Opération de Sauvegarde des Sourds, costituitasi nel 2007) ha deciso di effettuare una marcia a piedi, da Parigi a Milano, per contestare la delibera che fu presa a Milano oltre 130 anni or sono, e i cui effetti appaiono oggi deleteri e anacronistici per i sordi, e l'ENS, coinvolgendo direttamente Milano come "parte lesa", ha di buon grado aderito alla manifestazione.
Veramente, da quel nefasto 1880 ad oggi, i sordi hanno saputo evolversi socialmente e sono diventati protagonisti della loro storia, ma vogliono anche che la "propria" Lingua dei Segni, francese per i transalpini, italiana per i sordi nostrani, o con segni diversi per le differenti nazionalità, sia riconosciuta da ciascun Governo, come sollecitato dalla Convenzione ONU.
Di fronte al Municipio di Piazza della Scala, erano ad attendere il Sindaco, Giuliano Pisapia, e l'assessore alle Politiche Culturali e alla Salute, Pierfrancesco Majorino, che hanno espresso la loro ammirazione e partecipata solidarietà a tutti i sordi presenti, quindi una folta delegazione è stata ricevuta in Sala Alessi, salone di rappresentanza del Municipio, dove all'Assessore Majorino sono state esposte le istanze dei sordi italiani e francesi (due interpreti, una in LIS italiana, l'altra in LFS francese, traducevano per i delegati le richieste di Mara Paola Domini e Giuseppe Petrucci per l'Italia, dei rappresentanti di OSS2007, Cottineau e Belissen, per la Francia.
Majorino, dopo avere ascoltato con attenzione e vivo interesse le relazioni, ha affermato di essersi assai commosso, ed è grato di avere avviato quel dialogo fra i sordi e l'Amministrazione comunale del capoluogo lombardo, i cui esiti dovranno essere positivi poiché, ha concluso, «…ora Milano si vergogna delle delibere che furono approvate nel Congresso del 1880 in questa città», e con questa implicita promessa di dialogare, si è aperta una nuova collaborazione fra ENS provinciale e Comune di Milano, ed è pure uno sprone e un esempio anche per le Amministrazioni di altre città. Questo è l'auspicio e il risultato scaturito dalla "marcia" voluta e organizzata dagli amici e "confratelli sordi" francesi.
Marco Luè

Atti del Congresso Internazionale di Milano 1880


Gli Atti del Congresso Internazionale tenuto in Milano dal 6 al 11 settembre 1880, «pel miglioramento della sorte dei sordomuti» fu stampato l'anno successivo, 1881, dalla Tipografia Eredi Motta di Roma. Il volume, in formato 14 x21,5, reca all'inizio la prefazione, redatta dal segretario del Congresso, Pasquale Fornari, compilatore degli stessi atti, il quale afferma di avere svolto il suo dovere in quanto a fedeltà, imparzialità e diligenza, col massimo rispetto per i pensieri altrui e nelle traduzioni «…ho talvolta preferito, fidus interpres», ovvero la pratica della traduzione professionale, per l'integrità della frase originale.
Il Congresso internazionale di Milano è stato il secondo del genere, dopo quello tenutosi a Lione, in Francia, due anni prima. Inizialmente, il 2° congresso doveva celebrarsi a Como, ma poi si decise di tenerlo a Milano, dove operavano due Istituti per sordi, l'Istituto Regio e il Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna. Dal Comitato di Parigi si era scelta la lingua francese come quella ufficiale del Congresso, ma per ragioni di cortesia ospitale fu poi concordato che fosse invece l'italiano l'ìidioma ufficiale, il che non impedì che ciascuno si esprimesse con la lingua propria.
Lunedì 6 settembre 1880 si era inaugurato il Congresso, tenuto in una delle maggiori stanze del Regio Istituto Tecnico di Santa Maria, gremita di oltre 300 operatori di scuole e istituti per sordi. Solo pochissimi i sordi intervenuti, quei pochi appositamente invitati. Le delegazioni erano provenienti da una decina di paesi europei e una, guidata da dal Rev. Thomas Gallaudet e dal Prof. Edward Gallaudet,. giunta dagli USA. Era intervenuta anche una Commissione inviata dal Governo francese. A presiedere il Congresso è designato Don Giulio Tarra e al ruolo di segretario il prof. Pasquale Fornari, con due vice-presidenti e due vice-segretari.
Tarra, non è chiaro se "eletto" o "nominato" da un accordo italo-francese, iniziando il congresso, afferma che «… alte e importanti sono talune delle questioni proposte alla nostra discussione, e non dubito che su quelle vorrete portare la vostra considerazione…».
I lavori effettivi iniziano il giorno successivo, martedì 7 settembre.
Già all'inizio gli oratori fanno tutti un elogio al "metodo orale", ma il prof. E. Gallaudet interviene per dire che, pur rispettando il metodo orale, serve anche il metodo misto, usando a volte pure i segni poiché «… anche ai sordomuti che parlano bene, i gesti e la dattilologia sono aiuti molto preziosi». Il Rev. Thomas Gallaudet, la cui madre e la di lui moglie sono sordomute, sostiene con convinzione che «… sui grandi argomenti, gli uomini possono avere opinioni diverse: così i gesti sono necessari per l'educazione dei sordomuti, allo stesso modo della lingua parlata. Ci vogliono i gesti per educare, ma soprattutto ci vuole il cuore!». Il cappellano francese Bouchet ribatte di essere un "partigiano della parola", anche se il gesto può essere un aiuto. Ne nasce un ampio dibattito, ma al termine di quella prima giornata il presidente Tarra fa votare, per alzata di mano, il favore verso il metodo orale e quindi chiude la seduta al grido di «Viva la parola!»: Ma anche nella 3a seduta, il pomeriggio del giorno 7, si discute a lungo sullo stesso tema, convenendo che «… il linguaggio articolato è superiore ai gesti poiché esso è il metodo usato dalla natura…» (Arnold, Inghilterra). Ma Thomas Gallaudet ribatte ancora che «I due metodi, dei gesti e della parola, sono necessari allo svolgimento intellettuale: azione, azione, azione! Sempre azione» e qui l'oratore cessa di parlare per esprimersi in segni. Poi prosegue ricordando che l'abate De l'Epèe fu il grande allievo della natura, e faceva parlare i sordi con i gesti, coll'azione!, ma tutti gli europei, come in comune accordo, ribattono di essere "partigiani della parola", e Tarra incalza affermando tra l'altro sia stato «…chiaramente dimostrata ed evidenziata la superiorità immensa del metodo d'articolazione su quello che ha per base la mimica», quindi fa approvare anche i discorsi di quella giornata per alzata di mano.
La discussione nella IV seduta, del 8 settembre, è impostata sulla questione di "gesti naturali", quelli che usano anche le persone che odono, e quelli "metodici", specificatamente dei sordo segnanti e implicitamente di comunicazione fra sordi. Pasquale Fornari osserva che la questione non si può risolvere, fin tanto che non si intende il termine di "comunicare", per cui è implicito anche l'uso del gesto, ma Tarra conclude anche questa giornata con un elogio alla parola: «"Effetà", dice Cristo al sordomuto, e devono fare eco tutti i maestri dei sordomuti!» e,citando Manzoni, afferma che «La parola è il mezzo più puro, che va direttamente all'intelletto, mentre il gesto parla più al senso e alla fantasia, che non all'intelligenza».
Nella VI seduta di venerdì 10 settembre, Gallaudet dovendo ripartire quel giorno per gli USA, gli viene accordato di leggere una lettera, dove ribadisce che è importante, per gli istituti civili – come avviene negli States – dare ai loro allievi una maggiore istruzione, come egli ha fatto nel suo istituto di Washington, dove è stata creata un'università per i sordi.
Durante quella seduta, «Il Congresso fa voti che i Governi prendano le necessarie disposizioni affinchè tutti i sordomuti possano essere istruiti», e su questo punto si apre una intensa discussione al termine di cui il segretario Fornari resta perplesso: «Fra tante osservazioni, emendamenti, proposte e dichiarazioni, una cosa è chiarissima, che la questione non è chiarita!». Comunque il giorno successivo, sabato 11 settembre, si arriva alla parte conclusiva e la dichiarazione:
Che i sordomuti istruiti col metodo orale puro non dimenticano, dopo essere licenziati dalla scuola, le cognizioni che essi vi hanno acquisito, ma anzi le svolgono per mezzo della conversazione e della lettura, che sono rese loro più facili;
Che nelle loro conversazioni coi parlanti, essi si servono della parola esclusivamente;
Che la parola e la lettura sulle labbra, non che perdersi, si svolgono con l'esercizio.

Considerazione del recensore degli Atti
Dopo avere esaminato gli Atti ed aver appreso, contrariamente alle "voci" messe in giro da chi non ha mai valutato, forse neppure mai avuto sott'occhi il testo, vedo che il compilatore degli attestati congressuali, il professore Pasquale Fornari, è stato assai cauto, a differenza del presidente del Congresso di Milano, il canonico Giulio Tarra che forse, da parte sua, si sarebbe espresso per l'assoluta abolizione dei segni. "Abolizione" non si trova nelle delibere congressuali e se il segretario Fornari ha dichiarato che «… la questione non è chiarita», oggi possiamo giustamente affermare che «I due metodi, dei gesti e della parola, sono necessari allo svolgimento intellettuale nell'istruzione dei sordi», come aveva allora dichiarato Gallaudeth M. Edward, – e nella vita di tutti i giorni, aggiungerei io. Il tempo è stato galantuomo, e lo fu allora Pasquale Fornari.

Marco Luè



Piazza San Marco: ci si prepara al "Corteo cittadino



Il mio segno è libero e festoso! Sordi manifestano nel centro di Milano


Il sindaco Pisapia, sorridente, accoglie i sordi davanti a Palazzo Marino


Fonte:
 

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