06/07/2009 -  
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I sordociechi comunicheranno con un guanto

Si tratta di un prototipo elaborato da un dottorando tedesco, che sfrutta l’alfabeto di Lorm.

Un guanto iper-tecnologico per aiutare le persone sordocieche a interagire più facilmente con l’ambiente circostante, permettendo loro di essere sempre più indipendenti nonostante questa grave disabilità. È il prototipo elaborato da Tom Bieling, un dottorando tedesco di 32 anni, che ha avuto l’idea durante la visita a Berlino del presidente statunitense Barack Obama

COME È NATA L’IDEA. Il giorno in cui Obama era atteso presso la Porta di Brandeburgo, racconta il The Atlantic, Tom si è trovato imbottigliato in mezzo al traffico mentre cercava di raggiungere un amico. La polizia aveva chiuso le strade e deviato il percorso di alcuni autobus per garantire ogni sicurezza al presidente. Così il giovane ha preso il suo iPhone, ha mandato un sms all’amico per avvisarlo del ritardo e si è messo pazientemente ad aspettare. Una cosa semplice, certo, se puoi sentire gli annunci dati dal conducente del bus e puoi leggere i cartelli che indicano le deviazioni. Ma per una persona sordocieca, una simile situazione sarebbe stata ingestibile. Bieling ha così messo a punto un prototipo di un guanto che permette alle persone che non vedono e non sentono di comunicare con il mondo attraverso la punta delle dita.

ALFABETO DI LORM. Si tratta di un guanto nero, di GoreTex elasticizzato, coperto da sensori, che permetteranno a chi lo indossa di poter leggere e scrivere messaggi di testo usando l’alfabeto di Lorm – che permette le comunicazioni attraverso pressioni delle dita sul palmo della mano, trasmettendoli poi via Bluetooth agli altri telefoni cellulari. Da decenni i sordociechi di Germania, dell’Austria e dei Paesi Bassi utilizzano l’alfabeto di Lorm per comunicare con i propri famigliari e con i medici. Secondo Bieling sarebbe anche relativamente semplice da imparare, e questo guanto sarebbe poi in grado di tradurre automaticamente gli impulsi in qualsiasi lingua del mondo, superando così le barriere spazio-temporali che da sempre limitano le comunicazioni delle persone affette contemporaneamente da cecità e sordità.

DESIGN E DISABILITÀ – Per il momento, spiega Bieling, si tratta ancora di un prototipo, ma il giovane scienziato ha buone speranze di riuscire a estendere la sua invenzione a tutti coloro che ne hanno bisogno: “La disabilità ha spesso a che vedere con il modo un cui costruiamo il nostro mondo – ha spiegato Bieling – Le scale o le rampe, ad esempio, definiscono disabile una persona che è costretta su una sedia a rotelle”. E, in effetti, la maggior parte degli oggetti di uso comune è disegnato per essere usato da persone cosiddette “normali”. “Ma, in fin dei conti – conclude Bieling – Ci sono situazioni in cui si possono avere problemi di comunicazione nonostante siano in possesso di tutti e cinque i sensi”.

di Valentina Spotti

da “Giornalettismo” del 01-07-2013

“Scaricano sulle famiglie gli insegnanti di sostegno”

MONZA. Toccherà ai genitori assumere l’insegnante di sostegno per gli alunni disabili, con la Provincia che si limiterà a rimborsare le spese direttamente dalle famiglie, cui spetterà però il compito di gestire il rapporto di lavoro per l’educatore dei figli. Un’assurdità denunciata dalla Ledha — Lega per i diritti delle persone con disabilità — varata dall’amministrazione provinciale di Monza e Brianza: il caso denunciato riguarda quello dell’assistente alla comunicazione per gli studenti con disabilità sensoriali. Ma il timore è che da settembre lo stesso principio possa essere esteso a tutta l’assistenza educativa. Sarebbero, cioè, le famiglie stesse a dover scegliere e dare uno stipendio agli educatori che seguono in aula il proprio figlio, mentre la Provincia si limiterebbe a rimborsare le spese. «Una modalità contraria ai principi legali — commenta Gaetano De Luca, legale della Ledha — che stanno alla base di un servizio pubblico garantito dalla legge ». Il disagio dei genitori non riguarda l’aspetto economico ma quello organizzativo, che solleva la Provincia dalla gestione di questo tipo di personale: «Come faccio a mandare un mio dipendente in una scuola pubblica — si chiede Renato Dassi, papà di una studentessa di Meda — . E in caso di malattia come mi devo comportare? Devo prendermi l’onere di trovare di corsa un sostituto o rischiare di rimanere senza assistenza per settimane?». (t. d. g.)

da “La Repubblica” del 05-07-2013

Se la scuola allontana i ragazzi disabili

NAPOLI. Qualche giorno fa mi telefona la nonna di Luca. Il ragazzo “diversamente abile” che se l’era fatta sotto a scuola, e lei lo cambiava mentre l’assistente materiale assisteva a braccia conserte e un po’ accigliata. Prima con voce commossa e orgogliosa mi parla di lui. «Lo sai, s’è fatto più alto di me; è un giovanotto ormai». E poi con voce preoccupata e un po’ stanca mi dice delle difficoltà che ha incontrato anche quest’anno a scuola, anticipazione e presagio di ben più difficili future integrazioni. Di mattina si aspettava una telefonata della scuola, che arrivava spesso, verso le otto e trenta. Era il vicepreside che le comunicava l’assenza di docenti, dell’insegnante di sostegno, dell’assistente materiale. «Valuti lei se accompagnare Luca a scuola stamattina. Sa, signora, è per legge che devo avvisarla», diceva come se fosse vero. E lei ogni volta combattuta se tenersi il nipote a casa o se portarlo comunque a scuola. Istintivamente, per il suo carattere e la rabbia che ha dentro, lo avrebbe portato sempre, mi dice, se non fosse che a volte non ce la faceva a sentirsi addosso quegli sguardi severi e critici quando arrivava con il nipote. Come se stesse approfittando di qualcosa. E però si è stancata un po’ di andare avanti e indietro a tutte le ore. Una volta il ragazzo entrava più tardi, una volta usciva prima. «Non dovrebbero essere i più garantiti e tutelati nella frequenza a scuola?», mi dice con tono disarmante.
A scuola hanno cominciato a mettere le mani avanti su che cosa succederà l’anno prossimo per il sostegno. C’è una ragazza gravemente handicappata che con quest’anno ha finito la frequenza: perché ha compiuto diciott’anni. Per lei c’erano tante ore di sostegno, praticamente “inutili” e ripartite tra gli altri ragazzi disabili. Dall’anno prossimo queste ore non ci saranno più. Caleranno opportunità e protezioni, dice la nonna. Sono d’accordo con lei. Si riducono le ore di sostegno e le scuole si devono industriare. A volte, purtroppo si ricomincia a raggruppare questi ragazzi in nuove e più subdole classi speciali e differenziali: aule di apprendimento, laboratori specifici, angoli attrezzati in palestra. Ogni soluzione è buona purché stiano lontani il più possibile dalla classe e dai compagni “normali” che devono studiare, sostenere le prove Invalsi, fare gli esami. Ma, quel che è peggio, continua ad aleggiare lo spettro di “una preparazione diffusa” di tutti gli insegnanti sull’integrazione degli handicappati, che elimini l’esigenza del sostegno specifico. Si ricadrà nel vecchio equivoco che gli alunni sono tutti uguali. E per i diversi non ci sarà più spazio. Nel frattempo le ore di sostegno si conquistano nelle aule dei tribunali. Ma la nonna di Luca, e soprattutto il papà, non se la sentono di intraprendere questa strada un po’ umiliante.
Parla infine di un’altra difficoltà che ha incontrato quest’anno: la gita scolastica. Pensa, come tutti, che la gita sia uno dei momenti più importanti di integrazione. Convengo con lei, con il viaggio i ragazzi stabiliscono un rapporto e una relazione diversa tra loro, con gli insegnanti e con il mondo fuori della scuola. La nonna ritiene che forse la scuola dovrebbe prepararsi e organizzarsi per far partecipare tutti. Invece se la cava proponendo la partecipazione dell’handicappato se accompagnato da un familiare. Lei ha le idee molto chiare su come risolvere la questione. La scuola dovrebbe individuare una meta e un percorso che tenga conto della partecipazione di tutti. Anche l’autobus da richiedere alla ditta di trasporto dovrebbe essere adatto a tutti e alle diverse esigenze. Alla gita o viaggio dovrebbero partecipare l’insegnante di sostegno e comunque l’assistente materiale. Solo a questo punto si potrebbe valutare con la famiglia l’eventuale partecipazione di un congiunto del ragazzo, con spese a carico della scuola e dell’intera classe. Questo in teoria; in pratica, dice, voleva accompagnare il nipote versando la propria quota. Poi non lo ha mandato, assumendosi la responsabilità della scelta. E così la scuola ha salvato la faccia. D’altra parte la signora coglie bene, oltre quelle della scuola, le vere responsabilità di chi, al governo, ha deciso da tempo di ridurre e ridimensionare i diritti degli alunni. Cominciando, come sempre, da quelli più fragili.
È sempre molto istruttivo il colloquio con la nonna di Luca. Attenta, combattiva e sensibile, dedica tutta la vita al nipote, ma contribuisce anche a migliorare la scuola, orientandola a essere più attenta ai bisogni e ai problemi di ogni singolo alunno.

di Franco Buccino

da “La Repubblica” del 19-06-2013

Scuola. Regione Veneto ha incontrato Carrozza…

SCUOLA. REGIONE VENETO HA INCONTRATO CARROZZA ILLUSTRANDO ECCELLENZA SCUOLA E UFFICIO SCOLASTICO VENETI MA PENURIA ORGANICO E CHIESTO PIU’ PERSONALE NEL RISPETTO STUDENTI E DOCENTI; INOLTRE CHIESTO CHE FORMAZIONE INIZIALE ESCA DA PATTO STABILITA’.

VENEZIA. L’assessore regionale all’istruzione Elena Donazzan ha incontrato a Roma il Ministro Maria Chiara Carrozza, in occasione della riunione degli Assessori Regionali, e le ha riferito dell’ottimo lavoro svolto dall´Ufficio Scolastico Regionale del Veneto e della qualità eccellente della scuola veneta, certificata anche dalla valutazione indipendente del programma internazionale dell’allievo Ocse Pisa. “Una situazione di eccellenza che purtroppo convive con la penuria di personale che ormai lamentiamo da anni – sottolinea Donazzan – e per cui ho chiesto al Ministro di prendersi a cuore il confronto diretto con gli operatori e dirigenti regionali della scuola, cosa che si è impegnata a fare”. “L’ufficio Scolastico Regionale del Veneto non vuole depauperare un patrimonio di organizzazione che è in questi anni è stato sinonimo di qualità e ha inviato al Ministro una lettera-allarme sulla carenza di organici per il prossimo anno scolastico nel Veneto, alla quale mi associo pienamente. L’altra richiesta forte che ho avanzato a Carrozza è stata di togliere dal patto di stabilità la formazione iniziale. Purtroppo, ogni volta, bisogna spiegare a un ministro nuovo l’importanza della formazione iniziale. Nel Veneto, 19 mila ragazzi assolvono il diritto-dovere all’istruzione i cui costi altrimenti sarebbero scaricati sullo Stato. E’ fondamentale che la formazione iniziale sia esclusa dal patto di stabilità, per fare in modo che la nostra Regione possa garantire con serenità questi percorsi. Unitamente a Lombardia, Liguria, Piemonte ho chiesto che si rivedano le risorse che in modo da dare pari dignità alla formazione iniziale”. Donazzan ha appoggiato la richiesta di maggior personale docente e non docente negli istituti di secondo grado avanzate al Ministero da parte dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, in ordine al prossimo anno scolastico 2013-2014, scrivendo direttamente al Ministro Carrozza. “L’ufficio scolastico regionale del Veneto versa in gravi condizioni di mancanza di personale, sia di dirigenti, sia di docenti sia di personale Ata – fa presente l’Assessore veneta – e nonostante il lavoro certosino di risparmio e di riorganizzazione delle risorse umane, il continuo incremento degli studenti mette la scuola del Veneto in gravissime condizioni arrivando ad immaginare aule incapaci di contenere anche 34 studenti. Con la presente mi permetto di fare mia la richiesta che l´Ufficio Scolastico Regionale del Veneto ha formalizzato al Ministero e chiedo che il riparto degli organici per il Veneto sia pensato nel rispetto degli studenti e dei docenti”. Secondo l’Usr, i contingenti assegnati al Veneto dal Ministero sono insufficienti in quanto l’incremento degli alunni rispetto a quelli attualmente frequentanti è pari a 6.120 e non a 2.712, come ipotizzato dal Ministero, con uno scarto quindi di 3.408 studenti in più e come risulti di conseguenza difficoltoso gestire un contingente del tutto inadeguato e insufficiente a garantire, soprattutto nelle grandi province, la funzionalità minima del servizio scolastico. Pertanto l’Usr sottolinea l’assoluta indispensabilità, per garantire la funzionalità minima del servizio scolastico e per evitare situazioni di evidente illegittimità che sono destinate a sfociare in tensioni e in giuste proteste da parte dei Dirigenti Scolastici, dei docenti, e dei genitori e in sicuri contenziosi, di poter disporre di un incremento della dotazione organica complessiva di questa regione, quantificata in almeno 150 posti, laddove le decisioni del Ministero di ridurre il personale suscita grande preoccupazione nei dirigenti scolastici del Veneto, per il timore di dover gestire classi con 29, 30, 31, 32, 33 e a volte 34 studenti, senza alcuna considerazione per i diritti degli alunni disabili, oltre che degli altri studenti. Per illustrare a pieno la portata del fenomeno, l’Usr segnala al Ministero e porta come esempio la situazione della provincia di Vicenza dove, per rispettare il contingente assegnato, dovranno essere ridotte 19 classi, e la stessa criticità si evidenza a Treviso (provincia in cui si è registrato un incremento di oltre 1000 alunni), Venezia e Verona. Nella provincia di Venezia sono state accorpate 27 classi, nonostante la limitata capienza delle aule e la presenza di alunni disabili anche gravi. Nella provincia di Verona sarà necessario formare 44 classi con più di 30 alunni, 4 delle quali ospitano alunni disabili. In tutte le province, molte classi che accolgono alunni disabili non sono rispettose dei parametri numerici fissati dal Dpr n. 81/2009 e sono quindi costituite con più di 25 alunni, suscitando le inevitabili proteste dei genitori, dei docenti, dei Dirigenti scolastici e dei rappresentanti sindacali.

da “Marketpress.Info” del 20-06-2013
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